Una coincidenza particolarmente gradita ha accolto domenica la Festa della Pace, promossa dall’ACR diocesana, dal CSI e dai gruppi Scout. Nella stessa giornata, infatti, si faceva festa per la tregua della guerra in Palestina, iniziata proprio il 19 gennaio. Due feste, o meglio la stessa festa, perché la Pace non può essere considerata la semplice assenza di guerre, ma deve essere un’esperienza di gioia, di felicità, di solidarietà, di fratellanza.
Senza festa non c’è pace, si potrebbe giustamente dire. E cosa può riempire di gioia la festa dei bambini? Il gioco. E il CSI ha messo in campo ben 14 postazioni di gioco, adattate secondo le età dei partecipanti, dai giochi di base a sport più strutturati. Qualche gioco era particolarmente significativo: “Abbattiamo le armi”, “Cattura la pace”, “Fai correre la pace”, “Sforza quattro”.
Un’ora e mezza intensiva, ruotando da un gioco all’altro senza interruzione e senza respiro. Più di 150 bambini e ragazzi hanno potuto sperimentare la pace attraverso il gioco. Proprio così! Giocare contiene in sé tutti gli ingredienti di una pace fatta di impegno, voglia di vivere, ricerca della felicità, incontro con gli altri, collaborazione per uno scopo comune, inclusione di tutti superando ogni barriera e divisione, solidarietà con chi fa più fatica.
Per questo la preghiera finale, guidata in Duomo dal Vescovo Mons Ricchiuti, Presidente di Pax Christi, ha rappresentato una giusta integrazione della festa. Gioco, festa, riflessione e preghiera sono esperienze della vita che non possono e non debbono essere separate ma devono integrarsi nella vita concreta di ogni persona.
Non possiamo che rendere merito all’ACR che si è fatta promotrice di questa bellissima esperienza, e ai numerosi operatori del CSI che hanno dedicato, come sempre, passione ed impegno al servizio dei bambini.