Il tradizionale incontro natalizio per il mondo dello sport, promosso dal Csi provinciale in collaborazione con la FOCr, è stato celebrato venerdì 15 dicembre nella chiesa di S. Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, all’insegna dello slogan “Senza paura – il nostro sport è segno di speranza”.
La serata, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, è iniziata con il rito della luce, una luce che pian piano ha illuminato la chiesa, inizialmente avvolta nel buio.
Il saluto di benvenuto l’ha dato il presidente provinciale, Claudio Ardigò, che nelle sue parole ha preso in esame il ruolo del Centro Sportivo Italiano nella società odierna, con proposte spesso controcorrente.
Uno spunto di riflessione ed una occasione di preghiera sono stati poi agli stimoli offerti da un colloquio ideale tra Giovanni Battista e Maria (interpretati da due attori) e alcuni testimoni sportivi di oggi (attraverso video-testimonianze).
Fausto Desalu, 23 anni, di Casalmaggiore, olimpionico a Rio, ha riflettuto sulla paura di fallire, che viene sconfitta dalla forza di volontà e dalla capacità di reagire. In tutto questo un aiuto importante arriva dagli adulti – genitori e allenatori – che devono accompagnare, facendo in modo, però, che i giovani imparino a fare con le proprie gambe.
Poi la testimonianza di Luna Riviera, 18 anni, campionessa di karate, che dalla scorsa estate ha iniziato un’esperienza molto positiva insegnando questa disciplina ai più piccoli, nei centri estivi. L’attività sportiva vista non come qualcosa di violento o pericoloso, ma come strumento attraverso il quale imparare a conoscere e gestire il proprio corpo, nel rispetto delle regole e delle relazioni.
Ed infine, dopo un monologo incentrato sulla disponibilità e l’accettazione di Maria, l’attenzione si è focalizzata sulla generatività, con la testimonianza di Guido Priori, avvocato e allenatore di pallacanestro; una “generatività” che è fatta di felicità, di sofferenza, di valori che non possono prescindere dal rispetto delle regole e dell’avversario.
La riflessione del Vescovo ha preso spunto da tre modi di dire.
«Prendere le cose per sport», non certo inteso come agire con superficialità, ma con l’auspicio che lo stile di vita sia quello sport, fatto di valori come la lealtà, la condivisione, la lotta contro il limite.
Poi l’aggettivo «parrocchiale», inteso non come qualcosa che vale poco, fatto con pressapochismo, ma piuttosto come segno concreto di amore gratuito, di vita vissuta insieme, senza emarginare nessuno.
Prendendo spunto dal Vangelo di Giovanni, si è poi soffermato sul modo di dire «stare da Dio», che non deve significare desiderio di onnipotenza, quanto piuttosto un modo di vivere la vita come un dono, che ha una sorgente in quel Dio che soffre e lotta con noi perchè insieme possiamo vincere la partita.
La serata si è conclusa con lo scambio degli auguri di Natale, con le parole del consulente ecclesiastico don Paolo Arienti, che ha ricordato l’imminente inizio del Sinodo diocesano dei giovani, l’iniziativa caritativa quaresimale a sostegno del Centro Aiuto alla Vita di Cremona, ed ha fatto dono al vescovo del libro “Non siamo in vendita. Schiave adolescenti lungo la rotta libica. Storie di sopravvissute”.
Come consuetudine, è seguito un momento di festa e brindisi natalizio presso i locali dell’oratorio.